Note di regia
Corruzione al Palazzo di Giustizia è un testo che ho sempre amato. Avevo fatto parte del cast quando nel 1987 fu messo in scena dalla Compagnia Oresta Calabresi di Macerata allora diretta dal Maestro Ugo Giannangeli. Sono passati molti anni da allora ma l’attualità del testo è rimasto inalterato (basti pensare alla ultime vicende che hanno scosso la magistratura italiana). Ho deciso quindi di riportare in scena questo capolavoro ed onorare così il nostro conterraneo che , da magistrato, conosceva perfettamente le disastrose conseguenze che avrebbero potuto verificarsi se la corruzione avesse trovato la sua dimora in un Palazzo di Giustizia. In questo lavoro, etichettato come “teatro di parola”, si esalta appunto il valore della lingua in un momento in cui la parola risulta accantonata e bistrattata, ridotta a chiacchiericcio, slang, soliloquio compulsivo. Alcuni adattamenti tra i quali la scelta di posporre l’azione scenica a metà degli anni 60 (adottata per rendere meno vetusto il linguaggio) e il focalizzare l’attenzione sui personaggi essenziali non hanno minimamente scalfito la forza di questo dramma che spero, non mancherà di emozionare il pubblico presente in sala.
Antonio Sterpi