Intervista

di Paolo Parigi

Caro (con rispetto parlando) collega, innanzitutto ci vuole spiegare questo titolo sibillino, “La notte prima”?
Caro professore (con sua licenza), so che lei non ama le ambiguità e temevo quindi che potesse non capirlo. Il titolo si riferisce sia alla “notte che precede” il presente, sia alla “notte che anticipa” il futuro. Non so se sono stato chiaro, ma di più non posso dirle.

Ora ne so meno di… prima. Niente a che vedere, dunque, con “la prima notte” in senso matrimoniale?
Ovviamente no. Non si tratta di una farsa licenziosa, ma di una farsa tragica. Dopo un inizio brillante, nel corso primo tempo tutto va a rotoli clamorosamente e in modo inarrestabile, mentre i cinque personaggi muoiono tutti, uno dopo l’altro, per cause più o meno accidentali.

La notte prima - intervistaLa sua solita vocazione mattatoria… E nel secondo tempo?
Capisco che, suo malgrado, l’ho incuriosita. Venga a teatro e lo scoprirà.

Vedremo. Si insinua che il protagonista maschile, il giudice Diomede Riccardi (vedi foto), sia ispirato a un personaggio realmente esistente. È vero?
Guardi, magistrati sedicenti antimafia che amano la bella vita e i riflettori, che hanno relazioni extraconiugali, che sono in realtà palloni gonfiati ce ne saranno pure, non dico di no. Ma io non ne conosco. “Ogni riferimento a persone realmente esistenti…”

“…è puramente casuale”, lo so. Visto che muoiono tutti, dobbiamo aspettarci attentati? Nella finzione scenica, intendo.
Stia tranquillo. Niente di così eclatante. E scontato, debbo dire.

L’artista è lei, io non sono che un critico. E ci dica, questa è la sua prima prova in veste di autore teatrale?
Finora ho realizzato solo degli adattamenti, alcuni dei quali proprio per la valente compagnia, la Piccola Ribalta, che porta in scena questo lavoro; il quale, mi preme dirlo, è del tutto originale, non è tratto da opere precedenti, ma è cucito addosso agli attori. Vedremo se sono stato un bravo sarto.

Quindi, in caso di successo, Dio non voglia, è possibile che lei si cimenti ancora a scrivere per la scena?
In realtà ho pronto da anni un monologo femminile assai drammatico, intitolato “Giulietta e le altre”, che aspetta solo un’attrice disponibile. A recitarlo.

“Giulietta”, quella di Shakespeare?
Bravo, vedo che, di nascosto, lei qualcosa legge.

Un tempo, ora ho smesso. Altri progetti?
Sto lavorando a un monologo per due attori e tre personaggi ispirato alla storia di Peter Pan. S’intitola “L’ultima avventura di Capitan Uncino”.

Non ci capisco niente. Ma ho capito che con lei non c’è niente da capire. Allora, come si dice in questi casi? In bocca al lupo.
In realtà si usa una parola di cinque lettere un po’ scurrile che inizia per M, ma lei è così raffinato che non la pronuncerà.

Forse non la conosco nemmeno. Auguri, allora. Di buone feste, intendo.
Auguri a lei. E grazie per la disponibilità.

TramaTrama